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Lucio Fontana
Lucio Fontana Matita firmata su carta Registrato nell'Archivio di Lucio Fontana

1964-1965

Informazioni sull’articolo

Lucio Fontana, studi per concetto spaziale, 1964-1965 matita su carta firmata, opera autenticata e registrata nell'archivio di Lucio Fontana. Lucio Fontana nacque il 19 febbraio 1899 a Rosario, in Argentina, da genitori di origine italiana. Sua madre, Lucia Bottini, era un'attrice teatrale; suo padre, Luigi Fontana, uno scultore. Arrivato in America Latina nel 1890, Luigi fu il primo artista ad aprire uno studio di scultura in città, che divenne presto un punto di riferimento culturale, attivo anche nella formazione di scultori autoctoni. Fin dall'età scolare, per garantirgli una solida formazione nel solco della tradizione familiare, Lucio fu mandato in Italia per gli studi e soggiornò presso alcuni parenti a Castiglione Olona, in provincia di Varese. Dal 1906 al 1911 frequentò il Collegio Torquato Tasso di Biumo Inferiore (vicino a Varese) e, una volta conseguita la licenza elementare, proseguì gli studi presso la scuola tecnica del Collegio Arcivescovile Ballerini, a Seregno. Inizia così l'apprendistato dell'artista, che inizia con la pratica nello studio del padre scultore (che nel frattempo era tornato in Italia) e studia, contemporaneamente, presso lo Studio dei Capomastri dell'Istituto Tecnico "Carlo Cattaneo" di Milano e la Scuola degli Artigiani annessa all'Accademia di Brera. Nel 1916, a causa del forte coinvolgimento dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale, Fontana interruppe gli studi e si arruolò come volontario, raggiungendo il grado di sottotenente di fanteria. Fu ferito sul Carso e congedato con una medaglia d'argento al valore militare. Nel 1921 è di nuovo a Milano, dove riprende gli studi e ottiene il diploma di perito edile. Nel 1922 tornò nel paese di nascita, Rosario, dove iniziò a lavorare nell'Atelier del padre, "Fontana y Scarabelli", la cui importante produzione si concentrava sulla scultura pubblica e commemorativa. Dopo aver vinto nel 1924 il concorso per un rilievo in memoria di Louis Pasteur per la Facoltà di Medicina dell'Università di Rosario, opera che segnò il suo debutto nel mondo dell'arte, decise, insieme al pittore Julio Vanzo, di aprire un proprio studio di scultura. A questo periodo risalgono le sue prime apparizioni in vari Saloni, la sua partecipazione a concorsi pubblici e le sue prime commissioni importanti, tra cui il monumento all'educatrice Juana Elena Blanco per il cimitero di El Salvador a Rosario. A metà del 1927 tornò a Milano, dove si iscrisse al primo anno di scultura all'Accademia di Belle Arti di Brera (1927-28). Qui iniziò a seguire i corsi di Adolfo Wildt e della Scuola del Marmo: alla fine dell'anno fu promosso al quarto corso e, alla fine del 1929, si diplomò, presentando come opera finale la scultura El auriga (L'auriga, 1928). L'influenza del maestro era ancora forte in questo periodo e si può notare, tra le altre opere, nelle varie realizzazioni per il Cimitero Monumentale di Milano, un luogo in cui i più importanti scultori attivi nella zona si sono tradizionalmente cimentati fin dalla metà del XIX secolo (Cappella Mapelli, 1928; Cimitero Loculi Pasta e Lentati 1929, Tomba Berardi, 1930). Per Fontana il 1930 fu un anno ricco di eventi significativi: partecipò alla XVII Biennale di Venezia, presentando le sculture Eva (1928) e Vittoria fascista (1929), ed espose alla Galleria Il Milione di Milano Uomo nero (1930), un'opera di profonda rottura. Con Uomo nero Fontana inizia una nuova fase di ricerca che vede la nascita di proposte scultoree eseguite in gesso o terracotta in cui si ritrova un'impronta sintetica e primitivista e l'uso inedito del colore in chiave anti-naturalista e anti-rappresentativa. A questi anni risalgono anche le sue prime importanti collaborazioni con gli architetti, tra cui emblematica è la sua partecipazione nel 1933 alla V Triennale di Milano dove collaborò con gli architetti Luigi Figini e Gino Pollini e il gruppo BBPR. Tra il 1934 e il 1935 Fontana, dopo essersi avvicinato al gruppo parigino "Abstraction-Création" e alla scena artistica dell'astrattismo che gravitava intorno alla Galleria Il Milione, realizzò anche una serie di sculture non figurative esposte in questa galleria nell'ambito di una controversa personale, che di fatto segna la prima mostra di scultura astratta in Italia. Continuando la ricerca, dal 1936 al 1939 si dedicò con particolare intensità alla scultura in ceramica, lavorando principalmente ad Albissola nello spazio di lavoro di Giuseppe Mazzotti, padre del suo amico Tullio d'Albissola, scultore e poeta futurista, ma anche in Francia presso la Manufacture Nationale de Sèvres, una delle più rinomate fornaci artistiche d'Europa, dove trascorse diversi mesi nel 1937. Tre grandi mostre personali alla Galleria Jeanne Bucher-Myrbor (1937) e alla Galleria Il Milione (aprile e dicembre 1938) saranno dedicate alla produzione artistica concepita in questi contesti. Le collaborazioni con architetti con importanti commissioni in Italia e all'estero, tra cui Giancarlo Palanti, Luciano Baldessari & Baldessari, Marco Zanuso, Marcello Piacentini, BBPR e molti altri, continuarono, così come la sperimentazione artistica autonoma che lo portò alla creazione nel 1940 di sculture a tutto tondo in mosaico colorato. Tuttavia, nella primavera del 1940, partì da Genova per l'Argentina per seguire con la massima dedizione il nuovo concorso per il Monumento Nacional a la Bandera, da erigere a Rosario. Stabilitosi in Argentina, Fontana si dedicò alla sua attività di scultore, come sempre molto appassionata, e il suo lavoro fu accolto con grande interesse. I suoi lavori sono stati esposti in numerose mostre e ha ricevuto diversi premi. Inoltre, in questi anni continuò a insegnare, prima come professore di "modellazione" presso la Escuela de Artes Plasticas di Rosario, poi di "decorazione" presso la Escuela Nacional de Bellas Artes Prilidiano Pueyrredon di Buenos Aires e di "modellazione" presso la Escuela de Bellas Artes Manuel Belgrano di Buenos Aires. Nel 1946 fu tra i fondatori e gli insegnanti della Altamira Escuela Libre de Artes Plàsticas di Buenos Aires, che divenne un importante centro di diffusione culturale. Dal contatto con giovani artisti e intellettuali e dalle nuove idee di ricerca incontrate, nel 1946 nacque il Manifiesto Blanco. È stato pubblicato in forma di volantino e scritto da Bernardo Arias, Horacio Cazenueve, Marcos Fridman e firmato anche da Pablo Arias, Rodolfo Burgos, Enrique Benito, César Bernal, Luis Coli, Alfredo Hansen e Jorge Rocamonte. Nello stesso anno, l'espressione "Concetto Spaziale" compare nei titoli di un gruppo di disegni dell'artista. Questi accompagneranno gran parte della sua successiva produzione artistica. Il 22 marzo 1947 fu di nuovo la volta dell'Italia: si imbarcò a Buenos Aires sulla nave Argentina. Tornato a Milano, realizza due sculture in gesso - Concetto spaziale, Uomo Atomico e Scultura spaziale (quest'ultima presentata l'anno successivo alla 24° Biennale di Venezia) - che segnano l'inizio di una fase di ricerca completamente nuova, non più figurativa o astratta, ma autenticamente spaziale. An He riprese anche a lavorare nella terracotta e nella ceramica ad Albissola. Sempre a Milano, inizia un rapporto con un gruppo di giovani artisti e intellettuali che gravitano intorno alla Galleria del Naviglio di Carlos Cardazzo e, dopo incontri e discussioni, a dicembre nasce Spaziali, il primo manifesto spazialista, firmato, oltre che da Fontana, dal critico Giorgio Kaisserlian, dal filosofo Beniamino Joppolo e dalla scrittrice Milani. Nel 1948, la seconda versione del manifesto - seguita a breve da una terza versione: Proposta per un regolamento, 1950 - ribadisce la necessità di superare l'arte del passato, facendo "uscire il quadro dalla sua cornice e la scultura dalla sua campana di vetro", e di produrre nuove forme d'arte utilizzando i mezzi tecnici innovativi messi a disposizione. Il 1949 segna un momento decisivo nella ricerca spaziale di Fontana, che si apre a dimensioni ambientali e pittoriche. Il 5 febbraio realizzò Ambiente spaziale a luce nera (a Gallery), in cui una serie di silhouette di cartapesta dipinte con colori fluorescenti furono appese al soffitto dello spazio espositivo, che era completamente oscurato e illuminato solo da lampade Wood; questo fu il primo "Ambiente spaziale" concepito da Fontana. Nello stesso anno inizia il ciclo dei "Buchi", opere pittoriche in cui all'intervento cromatico si aggiungono vortici di fori realizzati con un punteruolo. Continua anche la sua produzione di ceramiche, che in questi anni viene esposta in mostre importanti come Twentieth-Century Italian Art, al MoMA di New York (1949), e la Biennale di Venezia del 1948 e 1950. L'anno 1950 si conclude con la partecipazione al concorso per la quinta porta del Duomo di Milano, bandito dalla Veneranda Fabbrica del Duomo. Il 25 aprile 1951 vennero giudicati i modelli presentati al concorso per la porta del Duomo. Insieme a Luciano Minguzzi, Francesco Messina ed Enrico Manfrini, Fontana passò al secondo grado del concorso (vinto nel 1952 ex-aequo con Minguzzi) e le sue creazioni furono esposte nella sala centrale della IX Triennale di Milano. Sempre nell'ambito di questa Triennale, ha realizzato Struttura al neon, un grande arabesco di luce concepito per lo scalone d'onore del Palazzo dell'arte e Soffitto a luce indiretta nel vestibolo e nell'atrio, entrambi come parte di una strutturazione ambientale degli architetti Luciano Baldessari & Marcello Grisotti. Partecipa anche alla conferenza De Divina Proportione, esponendo concetti che saranno raccolti lo stesso anno nel Manifesto tecnico dello Spazialismo. Il 26 novembre 1951 firmò il quarto manifesto: Manifesto dell'arte spaziale. Ha continuato a lavorare intensamente al ciclo dei "Buchi", presentandoli per la prima volta in una mostra collettiva di arte spaziale alla Naviglio Gallery e pochi mesi dopo nella stessa galleria in una mostra personale. L'anno successivo, a Milano, sposò Teresita Rasini, che aveva conosciuto nel 1930, e trasferì il suo studio da Via Prina al 23 di Corso Monforte. Il 17 maggio firma il Manifesto del movimento spaziale per la televisione e conduce esperimenti luminosi con alcune opere nell'ambito delle prime trasmissioni televisive della RAI di Milano, che inizierà ufficialmente la sua programmazione solo due anni dopo. Negli anni '50 partecipò a mostre d'arte di importanza internazionale e alimentò costantemente la sua ricerca pittorica. Oltre al motivo dei fori, le tele si arricchirono di corposi elementi di colore e frammenti di vetro, dando vita al ciclo delle "Pietre" (consacrato nel 1955, dopo l'esposizione alla VII Quadriennale romana). A partire dal 1954 sviluppò ulteriormente il suo linguaggio, creando, accanto al ciclo delle "Pietre", nuove opere identificate con la serie degli "Impasti" e la serie delle "Pietre". "Barocco". Alla 29° Biennale di Venezia (1958) aveva un'intera sala per dare spazio alle sue produzioni più recenti. Oltre agli "Impasti" e ai "Barocchi", sono stati esposti alcuni degli "Inchiostri" e le sculture spaziali su steli a cui l'artista lavorava dal 1957. Al culmine della ricerca perseguita in questo decennio, presero forma gli "Slashes", concepiti verso la fine del 1958 e presentati per la prima volta l'anno successivo in mostre personali a Milano presso la Galleria del Naviglio e alla Galleria Stadler di Parigi. Più tardi, nello stesso anno, sono stati presentati in importanti mostre: a Documenta a Kassel e alla V Biennale di San Paolo in Brasile. Verso la fine del decennio, Fontana concepì anche la serie "Quanta", nuclei di tele sagomate, componibili in diversi modi, e la serie "Nature", realizzata ad Albissola, grandi sculture sferiche o forme bivalve complementari in terracotta attraversate da squarci e tagli. I primi, chiamati familiarmente "palloncini" dall'artista, furono esposti per la prima volta a Palazzo Grassi a Venezia (1960) e in due grandi mostre personali alla Galleria Pagani del Grattacielo a Milano (1961) e alla Iris, Paris Gallery (1961). Dall'inizio degli anni '60, Fontana si concentrò con particolare impegno sulla serie degli "Oli", opere su tela in cui lo spesso strato di materiale pittorico è attraversato da buchi o strappi. A questa serie appartengono le opere dedicate alla città di Venezia, esposte alla sua prima mostra personale negli Stati Uniti presso la Martha Jackson Gallery di New York (a) Gallery (1961). Nello stesso anno, ispirato dalla metropoli newyorkese, concepisce anche un nuovo tipo di opera: le lastre specchiate "Metals" sulle quali interviene strappando e tagliando la superficie. Alla prima metà degli anni Sessanta risale anche la serie degli "End to End Gallery", tele di forma ovale, monocromatiche o talvolta cosparse di paillettes, attraversate da buchi e lacerazioni, presentate nel 1963 alla Galleria Gimpel Hanover di Zurigo e alla Galleria Ariete di Milano, e l'anno successivo alla Galleria Iris Clert di Parigi. Contemporaneamente Fontana lavorò ai "Piccoli Teatri", opere in cui le tele perforate sono inserite in cornici sagomate di legno laccato. Furono anni di intensa ricerca e attività, che valsero a Fontana il riconoscimento internazionale in occasione di diverse importanti mostre, tra cui, oltre a quelle citate, le personali alla Mc Robert's e alla Tunnard Gallery di Londra (1960, 1961), allo Städtisches Museum di Leverkusen (1962) e alla Tokyo Gallery di Tokyo (1962). Nel corso degli anni Sessanta Fontana approfondì anche la ricerca ambientale iniziata con Ambiente spaziale a luce nera, con una serie di "Ambienti spaziali" concepiti per mostre collettive (Venezia, Palazzo Grassi, 1960; Milano, 13a Triennale, insieme a Nanda Vigo, 1964; Foligno, Palazzo Trinci, 1967; Kassel, Documenta 4, 1968; Venezia, 34a Biennale, 1968), nonché per le importanti mostre personali a lui dedicate (Minneapolis, Walker Art Center, 1966; Amsterdam, Stedelijk Museum, 1967; Genova, Galleria del Deposito, 1967). Nel 1966 alla 33esima Biennale di Venezia collaborò con l'architetto Carlo Scarpa, creando una labirintica sala ovale illuminata da una luce bianca in cui cinque tele bianche attraversate da un'unica barra sono esposte all'interno di nicchie: un'opera di straordinaria eco che vinse il premio per la pittura. Infine, il 1967 vide alcuni nuovi esperimenti come le sculture in metallo laccato su cui venivano praticati meccanicamente tagli e fori e la serie delle "Ellissi": tavole ellittiche di legno laccato di vari colori trafitte da fori praticati a macchina, con cui Fontana esplorò un linguaggio che trascendeva il confine che separava pittura e scultura. Questi ultimi sono stati esposti nello stesso anno presso la Galleria Marlborough di Roma, la Galleria La Bussola di Torino e la Galleria Alexandre Iolas di New York. All'inizio del 1968 Lucio Fontana lascia lo studio di Corso Monforte e si trasferisce a Comabbio (Varese), dove continua a lavorare con particolare attenzione alla serie dei "Buchi" e degli "Squarci".
  • Creatore:
    Lucio Fontana (1899-1968, Italiano)
  • Anno di creazione:
    1964-1965
  • Dimensioni:
    Altezza: 47 cm (18,51 in)Larghezza: 37 cm (14,57 in)Profondità: 3 cm (1,19 in)
  • Tecnica:
  • Movimento e stile:
  • Periodo:
  • Condizioni:
  • Località della galleria:
    Roma, IT
  • Numero di riferimento:
    1stDibs: LU1350115636182

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